Facebook: l’algoritmo penalizza i post acchiappa interazioni

L’algoritmo di Facebook, che smista i contenuti che ogni iscritto vede, è oggetto di modifiche costanti. L’ultima in ordine di tempo ed importanza è volta a penalizzare il cosiddetto “engagement baiting“. Dopo aver scoraggiato il “link baiting” ossia i post ingannevoli usati per portare visite ad un sito, il social network ora prova a combattere i post “acchiappa-interazioni”.
Sono quelli che contengono frasi del tipo “metti mi piace se…”, “condividi se anche tu…”, “vota X se…”, “tagga un amico…”. Si tratta di pratiche molto comuni purtroppo anche tra gli amministratori di pagine aziendali italiane che, per qualche interazione in più, perdono di vista la qualità dei contenuti e l’identità del brand.

facebook engagement baiting

Da oggi i post “acchiappa-interazioni” scritti da profili e pagine verranno etichettati come di bassa qualità e di conseguenza la loro circolazione subirà una battuta d’arresto. Oltre ai singoli post verranno sanzionate anche le pagine che fanno largo uso di questa tipologia di contenuto. Ciò determinerà un abbassamento della loro visibilità all’interno della piattaforma.
Sotto la scure dell’algoritmo non dovrebbero ricadere i post che chiedono aiuto nei casi di persone scomparse, denaro per buone cause, consigli di viaggio. Per individuare i post “ingannevoli” Facebook ha addestrato un modello di machine learning con migliaia di post di bassa qualità, ma gli errori potranno sempre succedere.
Quindi il consiglio é di abbandonare qualsiasi pratica borderline tesa ad ottenere facili reazioni, puntando su articoli utili per il vostro pubblico di riferimento.

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3 replies on “Facebook: l’algoritmo penalizza i post acchiappa interazioni”
  1. says: Stefy

    Domanda: se sulla mia pagina faccio un post in cui scrivo “scopri il mio prodotto x” + link, posso rischiare una penalizzazione oppure sono tranquilla?

  2. says: vincos

    ciao Stefy, direi che puoi stare tranquilla, ma meglio se descrivi il prodotto. L’importante è non dare all’utente informazioni diverse da quelle che troverà dopo aver cliccato, cioè indurlo a cliccare fraudolentemente.

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