Come funziona il nuovo algoritmo di Facebook

Nel 2006, due anni dopo la sua nascita, Facebook introdusse il News Feed, il rullo di notizie che ogni utente vede in homepage. Non c’era più bisogno di andare a sbirciare i profili di ogni contatto per sapere cosa avevano pubblicato. Al crescere della popolazione del network e dei contenuti prodotti fu necessario creare un algoritmo in grado di selezionare per ogni utente le storie più rilevanti. Premesso che senza una formula matematica perderemmo comunque buona parte delle storie pubblicate (mediamente ad ogni accesso saremmo esposti a 1500 status, impossibili da leggere) è evidente che tale formula sia lontana dall’essere perfetta.

Dopo il primo aggiornamento dell’algoritmo nell’agosto 2013, Facebook ha reso note nuove importanti modifiche. Ecco un riassunto dei criteri di base che lo regolano:

Interazioni: uno status update che riceve tanti like, commenti, condivisioni, che non è stato nascosto o segnalato come spam da tanti, ha più possibilità di comparire nel nostro News Feed. La novità è che se queste interazioni avvengono subito dopo la pubblicazione, il peso del post sarà maggiore. Di fatto è anche un invito per le aziende a prevedere una “spinta” immediata al contenuto attraverso advertising;

Tempo: mentre l’anno scorso la piattaforma aveva deciso di dare minore rilievo alla freschezza del contenuto, d’ora in poi non sarà più così. Verrà dato un peso importante ai contenuti appena pubblicati rispetto a quelli più vecchi. È probabile che ciò privilegi le pagine dei media;

trending facebook

Trend: dopo l’introduzione della funzione “Trending” a gennaio, Facebook ha deciso, ora, di premiare i post legati ad un argomento di tendenza. Dunque per le aziende diventa fondamentale la tempestività e il Real Time Marketing;

Legami: quanto più mostriamo di avere un rapporto stretto con un utente/pagina, tanto più vedremo le cose che scrive. L’affinità viene determinata essenzialmente da tre elementi, sui quali ognuno di noi può incidere:

– dalla lista nella quale decidiamo di mettere un contatto (può essere modificata con “organizza amici“)
– dall’attivazione del tasto “follow” (attivabile e disattivabile dalla cover di ogni utente)
– dall’attenzione mostrata verso le notizie dei contatti, in termini di interazioni effettuate.

Secondo il meccanismo detto “Last Actor“: viene dato peso alle 50 interazioni più recenti in modo da privilegiare successivamente i contenuti provenienti dagli “attori” (amici o pagine) con i quali si è interagito più frequentemente nel recente passato.

Tipologia: al contrario di quanto comunemente ritenuto e dalle ultime informazioni in mio possesso l’algoritmo non attribuisce pesi differenziati a tipologie diverse di status. Testi, foto, video, link, oggi avrebbero tutti la stessa dignità. Gli unici accorgimenti riguardano:
– i collegamenti, per i quali bisogna aspettare che il sistema raccolga tutte le informazioni relative al sito linkato, i cosiddetti metadati;
– la qualità del contenuto, evitando i meme (le locuzioni tipo “copia e incolla questo messaggio”, “usa questo messaggio come status”, “fai like se…”, i link a foto ospitate da siti come Imgur, livememe, e makeameme).

Le nuove modifiche verranno implementate gradualmente, ma certamente segnalano la volontà di insidiare Twitter nella sua capacità di essere la piattaforma ideale per le breaking news. Specularmente, quest’ultima, per aumentare l’engagement degli utenti, sta testando un algoritmo per far emergere i contenuti che ottengono maggiori interazioni. C’è da sperare che questa competizione generi vantaggi per noi utilizzatori.

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7 replies on “Come funziona il nuovo algoritmo di Facebook”
  1. says: Enrico Colca

    Ciao Vincenzo, a proposito dell’ultimo tuo passaggio sulla tipologia dei post, volevo sapere cosa ne pensi della tesi (condivisa da molti) secondo cui facebook sta sempre più penalizzando i collegamenti esterni. In effetti io stesso ho notato, su una pagina che gestisco e che ha diverse migliaia di fan, che i video con collegamento al nostro sito (quindi classificati da FB come “Link”) ottengono circa un terzo delle visualizzazioni ottenute dai video pubblicati direttamente sulla piattaforma (classificati quindi come “Video”). Naturalmente parlo di una tendenza sistematica, osservata su contenuti dello stesso tipo e in un arco di tempo di circa tre mesi.

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