Qualche giorno fa, ospite del Consiglio Regionale del Piemonte, ho presentato la prima ricerca sulle performance dei Comuni capoluogo di provincia sui social media, svolta insieme a Giovanni Arata. Grazie allo strumento Social Analytics di Blogmeter abbiamo analizzato oltre 200.000 interazioni, andando oltre la mera conta dei fan e dei follower. Le evidenze principali, raccontate su CheFuturo!, sono riassumibili in tre punti:
– presenza e seguito limitati. Sono poco più di uno su due, il 52%, i Comuni che hanno una pagina ufficiale su Facebook, mentre su Twitter la percentuale di presenti scende al 37%. Anche le persone raggiunte mostrano enormi margini di miglioramento (ad esempio Torino è leader con 23.000 fan, ma i torinesi su Facebook sono almeno 400.000);
– scarsa attitudine al dialogo. Nella maggioranza dei casi le Amministrazioni impiegano Facebook e Twitter come estensione digitale dell’Ufficio Stampa, comunicando in modalità broadcast. Su Facebook, addirittura, solo 13 comuni su 57 permettono ai cittadini di scrivere spontaneamente sulla bacheca. Tra quelle che lo consentono il tasso complessivo di risposta è basso, con tempi di reazione agli input dei cittadini molto dilatati. Solo il comune di Milano spicca con 184 risposte date, mediamente, in circa 21 ore;
– bassa capacità di coinvolgimento. Le reazioni ai post scritti non sono elevate, in altre parole i Comuni fanno fatica ad offrire contenuti interessanti per i propri cittadini.
Nella mappa che segue è possibile vedere il posizionamento su Twitter delle municipalità analizzate. L’asse delle ascisse rappresenta il numero di follower, quella delle ordinate espone le mentions complessive, mentre la grandezza delle sfere è proporzionale al numero di tweet lanciati. In questo modo è possibile ottenere quattro quadranti esplicativi della situazione di ogni account: i leaders (in alto a destra), i collectors (in basso a destra), i laggards (in basso a sinistra), gli engagers (in alto a sinistra). Il numero medio di reazioni per ogni tweet lanciato è di 0,4.
su Facebook la mappa considera non solo il total engagement (la somma di like, commenti, condivisioni, post spontanei in bacheca sull’asse delle ordinate), ma anche il numero dei fan (asse delle ascisse) e l’attività editoriale (proporzionale alla grandezza delle sfere). I quadranti, già illustrati, mostrano situazioni molto differenziate, ma mediamente su una pagina si sviluppano 34 interazioni giornaliere.
Tra le cose interessanti che troverete nel report completo ce n’è una che mi ha colpito: il post più virale del periodo non è stato quello scritto da un’Amministrazione, ma quello di cittadina di Rimini che lamentava il “problema extracomunitari”.
Insomma queste piattaforme social non dovrebbero essere considerate dai Comuni come mera cassa di risonanza di notizie, perchè, di fatto, sono luoghi nei quali le comunità discutono e fanno sentire la propria voce che, per la prima volta, emerge con prepotenza. Luoghi che richiederebbero un ascolto e una gestione strutturali.
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