Snap, l’azienda che possiede Snapchat, ha depositato i documenti per chiedere l’ingresso alla Borsa di New York, con la speranza di raccogliere 3 miliardi di dollari. Però il quadro che emerge non è del tutto roseo.
– Utenza: sono 161 milioni gli utenti attivi giornalieri di Snapchat, ma la crescita negli ultimi mesi ha subito un rallentamento, specialmente negli USA. Negli ultimi tre mesi del 2016 sono stati conquistati solo 5 milioni di persone. Potrebbe aver inciso l’introduzione di Instagram Stories, una copia di alcune funzioni tipica della piattaforma;
La base utenti statunitense è così divisa: il 36% ha un età compresa tra i 18 e i 24 anni, il 27% ricade nella fascia 25-34, il 22% in quella 13-17, il 15% ha più di 35 anni.
– Comportamento: gli utenti aprono l’applicazione oltre 18 volte al giorno e per 25/30 minuti. Inoltre creano più di 2,5 miliardi di contenuti (snap) quotidianamente;
– Fatturato: è stato di 404,5 milioni di dollari nel 2016 (+589% rispetto all’anno precedente). L’88% deriva dall’America del Nord ed è basato sulla vendita di inserzioni pubblicitarie di tre tipi: “Snap Ads” (video verticali nelle Storie), “Sponsored Geofilters” (adesivi geolocalizzati),”Sponsored Lenses” (maschere virtuali);
– Costi: sono stati di 451 milioni di dollari, troppo alti per generare un profitto. Una larga parte di questi deriva dall’investimento nell’infrastruttura server (Google Cloud). Particolarmente preoccupante questo passaggio dei documenti S-1 “We have incurred operating losses in the past, expect to incur operating losses in the future, and may never achieve or maintain profitability”.
Insomma la strada di Snap è tutta in salita. Le potenzialità sono alte, ma essere nel mirino di Instagram/Facebook, non lascerà molto spazio di manovra. Nei prossimi mesi Evan Spiegel e soci dovranno dimostrare di riuscire a far crescere la base utenti fuori dagli USA e, contemporaneamente, convincere le aziende dell’efficacia dei propri prodotti pubblicitari.
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