Negli ultimi anni molte aziende, al fine di diminuire i costi e aumentare la flessibilità, sono passate da una struttura tecnologica in house all’affitto di server in cloud per alimentare i propri servizi.
Di conseguenza il cloud computing è diventato uno dei principali terreni di scontro tra i grandi della tecnologia, in particolare Amazon, Microsoft e Alphabet.
– Amazon, secondo alcuni analisti, avrebbe il 40% del mercato dei servizi di cloud pubblico. In questo primo trimestre del 2017 le vendite totali di prodotti e servizi sono state di 35,7 miliardi di dollari. Il 10% di questi (3,7 miliardi) è rappresentato dalla vendita di Amazon Web Services. L’aspetto più interessante, che spesso i più ignorano, è che sono proprio questi servizi in cloud a garantire all’azienda di Seattle i maggiori profitti, non le vendite dal suo sito di e-commerce;
– Microsoft, al secondo posto, avrebbe l’11% del mercato cloud. Nel primo trimestre di quest’anno ha fatto registrare ricavi per 23,6 miliardi di dollari. Di questi il 21% (6,4 miliardi) è ascrivibile alla vendita di Azure e Windows Server. E’ prevedibile una spinta verso questi servizi perché il gigante di Redmond cercherà di bilanciare il declino delle vendite di licenze software;
– Alphabet, la società che controlla Google, ha il 6% del mercato cloud. La società nel Q1 del 2017 ha dichiarato ricavi per 24,7 miliardi di dollari, ma senza indicare la quota derivante dai servizi cloud. Questi rientrano nella quota “altri ricavi” che nel trimestre è stata pari a 3,1 miliardi (l’11% del totale), in crescita del 49% anno su anno. Insomma ancora la stragrande maggioranza delle revenue deriva dal redditizio business della pubblicità online, ma Google sembra essere intenzionata a dar battaglia ai leader di mercato.
Nei prossimi mesi, anche grazie alla crescita dell’Internet of Things, l’offerta si amplierà e lo scontro si farà più duro perché ormai aziende e consumatori sono abituati ad utilizzare servizi accessibili in ogni momento e da qualunque posto.