Zoom è il servizio di videoconferenze e collaborazione in cloud che più di tutti ha beneficiato della pandemia. Fu lanciato nel lontano 2011 da un ex ingegnere di Cisco, ora CEO, Eric Yuan, che aveva lavorato sui prodotti di web conferencing del gigante di San Jose.
L’azienda, che ha 2532 dipendenti, è stata quotata a Wall Street nell’aprile del 2019 tra svariate critiche sulla sua capacità di reggere il mercato.
La sua situazione economica dell’anno fiscale 2020 racconta di ricavi per 622,7 milioni di dollari, in crescita dell’88% anno su anno, e di un utile netto di 21,7 milioni.
Diversi sono i prodotti offerti ma tre sono quelli di punta:
- Zoom Meetings è il software per organizzare videoconferenze, con la possibilità di registrazione e trascrizione automatica;
- Zoom Rooms è un sistema di videoconferenze per aziende, per gestire più sale e più gruppi, integrabile con i calendari;
- Zoom Webinars è l’ambiente per tenere corsi che si possono trasmettere live su Facebook o YouTube.
I motivi del successo di Zoom
Come ha fatto Zoom ad emergere in un mercato così affollato e presidiato da grandi player come quello delle videoconferenze?
Innanzitutto grazie alla semplicità di utilizzo per chi deve organizzare una riunione, ma soprattutto per chi deve partecipare (che può entrare seguendo un link, senza bisogno di iscriversi o di scaricare software).
E’ il classico tool che funziona, anche nelle mani degli imbranati digitali. Cosa non da poco come sa chi ha partecipato a web meeting nei quali i primi 10 minuti trascorrono tra sconfortanti “mi sentite?”.
A questo, ovviamente, si aggiunge l’alta qualità delle video chiamate (grazie ad un sistema video proprietario in standard H323 SIP) e una strategia di pricing molto allettante. Infatti con il piano Basic è possibile fare conferenze a due senza limite di tempo o di gruppo (fino a 100 persone) per un massimo di 40 minuti (limite temporaneamente rimosso in questo periodo di crisi sanitaria).
La cura della user experience, figlia di un’attenzione maniacale ai suggerimenti dei clienti e di una cultura aziendale votata al “customer happiness”, ha determinato un allargamento dell’utilizzo di Zoom al di fuori dei contesti aziendali, tanto che sono nati dei veri e propri “Zoom Party” per far baldoria a distanza con gli amici.
We do not want to grow too fast. Our philosophy is we really focus on making our existing customer happy. We do not aggressively pursue the new prospect. Also, we always prioritize the features requested by our existing customers
Anche il marketing ha fatto la sua parte. Un misto di approccio tradizionale e digital, per estendere la brand awareness verso gli early adopters. Per esempio piazzando un cartellone gigante sulla Route 101, cuore della Silicon Valley, o cartelloni digitali a bordo dei campi di basket (grazie ad un cambio merci con i Golden State Warriors).
I problemi di Zoom
I numerosi problemi di privacy e sicurezza di Zoom sono venuti alla luce quando, durante questa pandemia, la sua utenza è cresciuta esponenzialmente. Punta dell’iceberg è stato il fenomeno dello Zoombombing ossia l’intrusione di sconosciuti nelle videoconferenze e la trasmissione di contenuti sgradevoli ai partecipanti. Per correre ai ripari in questi giorni l’azienda ha rilasciato Zoom 5.0 per risolvere i problemi più gravi. Nel frattempo, però, molte aziende hanno vietato ai dipendenti l’utilizzo del servizio.
Altro tema che ha fatto discutere è stato quello della veridicità delle informazioni aziendali in merito alla crittografia adottata. Sul sito si diceva fosse “end-to-end”, mentre in realtà non è così (ora è AES 256-bit GCM). Più in generale la gestione della comunicazione da parte del CEO nel periodo di crisi non è stata da manuale.
Gli utenti di Zoom in Italia e nel mondo
Alla fine di dicembre 2019 gli numero massimo di partecipanti giornalieri a Zoom era di circa 10 milioni. A marzo questo numero ha superato i 200 milioni (utenti paganti e non), ad aprile i 300 milioni (si tratta di partecipanti, quindi non unici, come ha precisato poi Zoom). Il numero degli utenti medi giornalieri non viene svelato, così come quello dei clienti. Ciò che sappiamo è che 81.900 clienti paganti hanno più di 10 impiegati (+61% rispetto all’anno precedente) e che 641 clienti hanno contratti ricorrenti da $100,000.
In Italia il numero di installazioni è esploso a marzo quando l’applicazione è stata scaricata circa 2,3 milioni di volte dal solo Play Store, un record se si fa il confronto con le altre applicazioni similari.
Considerando solo la piattaforma Android gli italiani attivi al giorno sono stati più di 120.000, per un numero di utenti attivi al mese stimabile in 1,3 milioni (probabilmente considerando anche gli utilizzatori di iOS potremmo arrivare sui 200.000 al giorno). Il tempo medio di uso giornaliero a persona è di 38 minuti.
In termini di utilizzo medio giornaliero Zoom è riuscita a scalzare Hangouts Meet (la versione business della chat di Google) e Skype for Business, ma non le rispettive versioni consumer, Hangouts e Skype (nei grafici sono rappresentati Zoom, Skype e Google Meet).
Dunque questa situazione di isolamento forzato ha dato una spinta alla conoscenza e all’adozione di Zoom, ma non è detto che ciò si trasformerà in un incremento stabile della market share. I big della tecnologia non sono stati a guardare. Microsoft ha reso l’accesso alle riunioni Skype più semplice e Google ha aggiunto la visualizzazione a mosaico, tipica di Zoom, al suo Meet e lo ha integrato meglio in GMail.
Salve,
io attualmente possiedo un’agenzia di onoranze funebri e volevo un sistema per comunicare con le mie due sedi. Zoom può essere la soluzione giusta? Ho visto che ci sono diverse componenti da installare ecc… è complesso da fare?
Grazie per un’eventuale risposta
Zoom Meeting è un ottimo software. Io sono un fornitore di prodotti di arredo urbano e tra i nostri reparti (anche molto distanti) comunichiamo sempre con Zoom. Per ora mi trovo veramente bene, soprattutto molto meglio di Hangout.