La pandemia ha costretto anche i più riottosi a lavorare da casa munendosi di un software per le video conferenze. L’esperienza è ancora molto basilare e l’interazione limitata: vediamo il volto bidimensionale dei nostri colleghi, ascoltiamo la loro voce, condividiamo presentazioni, ma la sensazione è che manchi qualcosa. E siccome spesso i partecipanti preferiscono non accendere la webcam si finisce per usare questa possibilità come una semplice conversazione telefonica.
Un giorno tutto questo cambierà. Ci sono già aziende che stanno lavorando all’idea di ufficio del futuro, attraverso le tecnologie di realtà aumentata e realtà virtuale. Lo scopo è quello di simulare, in uno spazio creato dal software, le riunioni di persona in maniera più realistica di quanto avviene ora con le video conferenze, senza rinunciare alla produttività. Naturalmente ciò avrebbe un immediato beneficio sui costi degli spazi e degli spostamenti.
E’ proprio questo l’obiettivo di Spatial, azienda finanziata, tra gli altri, da Samsung, Baidu, LG, Mike Krieger (co-fondatore di Instagram) e Mark Pincus (co-fondatore di Zynga).
Spatial sta costruendo una piattaforma proprietaria di AR/VR per la collaborazione a distanza tra i lavoratori della conoscenza, in particolare quelli che progettano in 3D. In Mattel i designer si incontra virtualmente per immaginare e costruire i nuovi prodotti. Successivamente, in un’altra sessione virtuale, il team della Cina mostra loro il rendering del prodotto finito per confrontare il progetto col risultato finale e prendere le decisioni conseguenti.
Il servizio di base di Spatial è disponibile gratuitamente per meeting fino a 40 minuti (limite eliminato in questo periodo di lockdown). Alla registrazione viene chiesto di creare il proprio avatar. La tecnologia di Spatial è impressionante, basta farsi inquadrare dalla webcam o caricare una foto e il proprio volto bidimensionale viene trasformato in un avatar tridimensionale. A questo punto si dovrà creare la stanza virtuale nella quale invitare i propri colleghi.
Alla riunione si potrà partecipare anche senza avere un visore, ma l’esperienza migliore richiede l’hardware dedicato, che può essere di diversi produttori: Microsoft HoloLens, Magic Leap o Oculus Quest. In questo modo sarà possibile animare il proprio avatar, scrivere o disegnare, interagire con i presenti e i modelli 3D.
Facebook e l’ufficio del futuro
L’utilizzo della realtà aumentata e virtuale per reinventare il modo di lavorare è anche uno degli obiettivi di Facebook, che ha acquisito Oculus non solo per le sue potenzialità nel campo dell’intrattenimento, ma anche per quelle in ambito professionale.
Poche settimane fa è stato presentato un primo esempio di come potrebbe essere lavorare da casa, muniti di un visore. Grazie alla tecnologia passthrough di Quest, l’idea è di dare al lavoratore la possibilità di passare dalla realtà virtuale a quella aumentata, nella quale si mixano oggetti reali e virtuali, in maniera semplice. In questo modo la produttività non dovrebbe risentirne.
Per il momento si tratta solo di un “concept demo” perché non esistono ancora visori con schermi con una densità di pixel tale da rimpiazzare il monitor e di gestire fluidamente sia le azioni da compiere in realtà aumentata (guardare le proprie mani e gestire la tastiera) che in un ambiente completamente virtuale (nel quale si collabora con i colleghi). Interessante il visore di Varjo XR-1 per la mixed reality. L’azienda finlandese è riuscita ad unire un “focus display” centrale (micro-OLED da 1.920 x 1.080 e 60 PPD) con un “context display” da 1.440 x 1.600, che ha un numero inferiore di PPD, ma permette un campo visivo di 87 gradi.
La strada è ancora molto lunga, ma la visione di uno spazio di lavoro flessibile e infinito, di un ufficio portatile accessibile quando e dove si desidera, grazie ad un dispositivo indossabile, accomuna tutte le aziende del settore.