Con la versione 4.1 di Android, il gigante di Mountain View ha introdotto Google Now. Nulla a che vedere con Siri di Apple, che, invece, andrebbe paragonato a Google Voice Search, solo un tassello di Google Now.
Siri e Google Voice Search sono sistemi di ricerca vocale che usano tecniche di “speech recognition” e “natural language understanding” per trasformare il suono di una parola in significato e dunque in una risposta.
La velocità è determinata dal modello architetturale usato. Apple analizza le frasi “server-side” ossia inviando una richiesta ai suoi server, dopo aver intercettato il suono della nostra voce, Google lo fa client-side, ossia direttamente sul dispositivo. Ciò determina una maggiore lentezza del sistema di Cupertino.
Per aumentare la precisione di comprensione entrambi utilizzano enormi quantità di dati (il tema dei big data approfondito nel mio ultimo libro) e modelli linguistici utili a prevedere una frase prima che venga pronunciata completamente. Secondo un recente paper di Google al raddoppio della quantità di dati da analizzare, il numero di errori scende del 10%.
Per quanto riguarda l’accuratezza delle risposte Siri si affida per il 60% delle stesse a Google, per il 20% a Yelp, per il 14% a WolframAlpha, per il 4% a Yahoo! e per il 2% a Wikipedia.
Google invece attinge al suo database di pagine web, potenziato dal cosiddetto “knowledge graph” ossia da un sistema che mette in relazione oltre 500 milioni di “entità” (persone, luoghi, cose).
C’è da dire però che Siri è più un assistente personale nel senso che permette di far compiere delle attività allo smartphone (es. inviare un messaggio), mentre Google Voice Search, come dice il nome, è pensato per attivare ricerche attraverso la voce.
Questo software è solo una parte del più ampio progetto Google Now, che mira ad anticipare le richieste/ricerche degli utenti Android, proponendo delle “card” che appaiono sul telefono con le informazioni utili in un determinato momento (vedi video di The Verge). Ad esempio se in calendario è previsto un appuntamento, Google Now calcola il tempo di percorrenza in base al traffico e ci sprona a partire quando necessario. Oppure prende, previo consenso, le informazioni sulle prenotazioni di voli presenti nella casella postale e ci propone la mappa per arrivarci, avvertendoci anche di eventuali ritardi annunciati. Arrivati in una nuova città di mostra le foto dei luoghi più visitati e i ristoranti migliori (qui le card già disponibili).
Una mole di informazioni da processare che poggia su sistemi di intelligenza artificiale, sullo sviluppo di una rete neuronale composta da 16.000 processori, che ha portato la macchina a riconoscere l’immagine di un gatto, senza aiuto umano.
Nato come progetto collaterale (quelli che si possono sviluppare usando il 20% del proprio orario di lavoro), Google Now unisce ricerca vocale, riconoscimento del linguaggio, comprensione delle relazioni tra entità e consapevolezza delle esigenze dell’utente. Non è solo un software, è il futuro di Google e forse anche il nostro. Mentre il gigante del search prova a passare dalla prioritizzazione delle pagine web a quella delle informazioni utili per una persona in un dato momento, noi dovremmo cercare di capire quanti dati cedere in cambio di un aiuto quotidiano.
ho visto allo smau quest’anno anche un linguaggio di programmazione basato sulla comprensione del messaggio e l’intelligenza artificiale, ormai è un tormentone!