I sistemi predittivi e la ricerca colloquiale di Google

I computer, prima, il world wide web, poi, ci hanno abituati a soddisfare qualsiasi nostra curiosità, digitando alcune parole chiave in sequenza nel campo vuoto di un motore si ricerca. Da qualche anno le tecnologie di riconoscimento vocale sono diventate di uso comune e le domande le possiamo semplicemente dettare all’indirizzo dei nostri smartphone (pensate a Siri).
Ma da qui in poi le cose sono destinate a semplificarsi ulteriormente: non sarà più necessario fare lo sforzo di chiedere, ma sarà un software ad anticipare i nostri bisogni informativi, proattivamente.
Google Now è il primo software che porta alle masse il concetto di “Anticipatory System” (ne parlo nella mia rubrica su Europa e da tempo anche su questo blog). Secondo la definizione datane negli anni ’90 dal prof. Daniel Dubois, si tratta di “a system that computes its current states [by] taking into account its past and present states but also its potential future states.
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Una promessa teorica, basata su Machine Learning e Natural Language Processing, che oggi può realizzarsi pienamente in presenza di potenza di calcolo, storage, big data contestuali (sociali, locali, mobili).
Il gigante di Mountain View, durante il suo Google I/O, ha annunciato al mondo, un ulteriore passo in avanti nell’ambito della ricerca predittiva e colloquiale (“conversational search”).

Google Now è stato aggiornato con nuove schede informative su libri, film, trasmissioni TV e videogiochi in arrivo. È stata estesa a più città la possibilità di essere aggiornati in tempo reale sui trasporti pubblici (in Giappone addirittura si viene avvertiti anche dell’ultimo treno per casa). Inoltre si potranno dettare al sistema dei promemoria per future azioni, ad esempio “ricordami di comprare un regalo”.

Ma la notizia è che la ricerca predittiva sarà estesa anche all’ambito desktop e diverrà colloquiale. Attraverso il comando “OK Google” si potranno fare una serie di domande e ottenere risposte contestuali, cioè legate alle domande precedenti, come in un dialogo. Se chiedo l’età di Obama e poi “come si chiama sua moglie”, il sistema capirà che mi sto riferendo al soggetto della prima domanda.

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Inoltre cercando la popolazione dell’India vedremo non solo la risposta esatta, ma anche informazioni in merito al Paese (presenti nel Knowledge Graph) e al confronto con Cina o Stati Uniti. Questo perché il sistema ha imparato che milioni di persone prima di noi hanno compiuto quelle ricerche successive.
Anche Google Maps subirà lo stesso trattamento per cui chiedendo la posizione del “Walt Disney Family Museum”, ci verranno suggerite altri musei per famiglie nelle vicinanze.

Ci vorrà tempo per abituarci a questi cambiamenti, ma la strada sembra essere tracciata. Come sempre starà a noi capire come bilanciare la cessione dei nostri dati di navigazione e posizione rispetto ai benefici derivanti.