ProPublica, no profit pluripremiata per le sue inchieste giornalistiche, ha pubblicato un pezzo molto interessante sui cosiddetti “data brokers” ossia quelle aziende, come Axciom, Experian, Epsilon, che collezionano e vendono informazioni sul nostro conto. Ne parlo anche nel mio ebook “La società dei dati“, ma vale la pena riassumere qui gli elementi che Lois Beckett porta alla luce.
Le informazioni di base riguardano il nome, l’indirizzo, i contatti, l’età, la razza, il tipo di lavoro e il livello d’istruzione. A ciò aggiungono anche tutte le notizie che derivano dagli eventi personali: l’acquisto di una casa, il matrimonio e il divorzio, l’educazione dei figli.
Experian, per esempio, vende liste, aggiornate settimanalmente, di famiglie che attendono un nascituro.
Un ulteriore sforzo viene fatto per accumulare le informazioni riguardanti hobby e acquisti fatti, non solo online. Epsilon vende anche liste di persone che hanno effettuato donazioni.
C’è da dire che il lavoro di “ricostruzione” di un profilo a partire da dati molto frammentari è arduo e spesso queste aziende compiono delle supposizioni, che potrebbero però essere più pericolose della realtà.
Difficile dire quale sia la situazione europea, ma il Congresso degli Stati Uniti ha deciso di approfondire la legittimità e i limiti di questo nuovo business.