Il panorama degli strumenti per comunicare sfruttando le tecnologie di rete sta cambiando rapidamente. Nella prima fase di Internet la comunicazione pubblica e uniderezionale era possibile creando un sito web o un blog, mentre quella bidirezionale e privata era assicurata da IRC e vari strumenti di chat (ICQ, MSN Messenger et similia).
Poi, nell’era del cosiddetto Web 2.0, sono state introdotte piattaforme che hanno indotto nuovi modelli di comunicazione basati sulla produzione di contenuti pubblici in tempo reale, sia basati sulle persone, che sugli interessi. Da un lato reti simmetriche come Facebook, QZone, Linkedin, dall’altro reti asimmetriche molto simili a media platform per la distribuzione di contenuti come Twitter, Weibo, Google+, Tumblr, Instagram, YouTube.
Accanto ad esse, grazie alla massificazione degli smartphone, hanno prosperato strumenti atti a colmare il bisogno di una comunicazione online più privata, ma istantanea, come Apple iMessages, Google Hangouts, Skype fino ad arrivare a WhatsApp, Facebook Messenger, WeChat, Line, QQ e gli altri Instant Messenger.
Negli ultimi mesi sta emergendo con forza la tendenza verso una comunicazione non permanente. È interpretata da nuovi tool che provano ad intercettare il bisogno di produrre contenuti temporanei, che hanno senso solo nell’attimo in cui vengono prodotti, in grado di sfuggire alla logica del web come archivio (contenuti permanenti e ricercabili in futuro).
L’antesignano è Snapchat, che permette di scambiare foto e video che scompaiono dopo essere stati visti, poi clonato da Slingshot (Facebook). Inizialmente la possibilità di condivisione era privata, limitata agli amici, ma poi è stata introdotta la funzione Stories, che permette una visibilità più ampia ma limitata alle 24 ore (pensata soprattutto per editori e brand).
Per la messaggistica istantanea privata, garantita da elevati standard di crittografia, ma anche evanescente, esistono app apposite come Telegram e Wickr.
A completare questo scenario nelle ultime settimane sono state lanciate due innovative applicazioni mobili per il broadcasting audio/video one to many: Meerkat e Periscope (acquisita da Twitter). La prima permette la creazione di video pubblici che scompaiono dopo la messa in onda, la seconda li rende disponibili per 24 ore e permette anche una condivisione limitata a poche persone.
Ho provato a schematizzare questo scenario in una matrice formata da due assi: quello delle ascisse che individua la dimensione della permanenza dei contenuti e quello delle ordinate che va dalla comunicazione uno a molti a quella uno a uno (c’è da dire che Facebook, Google+ e Linkedin hanno sviluppato funzioni, come le pagine e i gruppi, che ormai coprono tutto lo spettro della comunicazione).
La grandezza delle bolle rappresenta la popolarità di ogni strumento, individuata dalla metrica degli utenti mensili dichiarati ufficialmente (il dettaglio alla pagina Social Media Statistics). Laddove non disponibile mi sono affidato a stime basate su utenti registrati e visitatori (nel caso di Tumblr, Pinterest, Linkedin). Le sfere che rappresentano i servizi nascenti sono della stessa dimensione, ad indicare che ancora non si hanno dati utili.
Attendo i vostri commenti per correggere eventuali errori e migliorare questa esemplificazione dello scenario attuale, che spero possa risultare utile per le vostre presentazioni.
Comments are closed.