Come ogni anno condivido qualche riflessione sui mutamenti dell’utilizzo dei social media nel nostro paese a partire dai dati forniti da Audiweb powered by Nielsen (qui i dati dello scorso anno). Si tratta della cosiddetta Total Digital Audience, ossia delle persone che accedono da desktop e mobile (smartphone e tablet) al netto delle sovrapposizioni. L’universo considerato è relativo ai maggiori di 2 anni per l’audience da Pc e alla fascia 18-74 anni per quella da mobile. Dunque è probabile una sottovalutazione dell’impatto dei servizi/app usati prevalentemente in mobilità dagli under 18.
Facebook rimane il più grande mall italiano con circa 27 milioni di audience a dicembre 2017, in crescita del 9% sull’anno, nonostante il minor utilizzo da parte dei giovani. I dati ufficiali Facebook parlano di oltre 30 milioni di utenti attivi al mese (la differenza è dovuta a diverse metodologie di rilevazione ossia accessi versus utenza attiva).
Il network di Zuckerberg continua ad essere quello utilizzato per più tempo, per circa 14 ore al mese per persona.
Al secondo posto c’è sempre YouTube, la tv non lineare, seguita da oltre 24 milioni di italiani, con un tempo medio di permanenza mensile di 2 ore.
In terza posizione Instagram che continua a coinvolgere nuovi utenti attestandosi sopra i 14,5 milioni di individui. Un incremento del 41% rispetto al 2016 (anche qui i dati ufficiali sono più alti perché considerano l’utenza attiva).
Segue LinkedIn con un’audience di circa 9,8 milioni di persone (+38% in un anno), mentre Twitter è stabile sui 7,1 milioni.
Prosegue la lenta agonia di Google+ che perde 2,4 milioni di italiani e si ferma a 6,1 milioni di audience.
Continua a crescere anche Pinterest, che ora può vantare un’audience di oltre 5,1 milioni di italiani (+17%) ed inizia a diventare interessante per le aziende. Invece Tumblr, abbandonato da Yahoo!, perde 21 punti e si ferma a 1,9 milioni.
A differenza del balzo dello scorso anno Snapchat rimane stabile a 1,9 milioni di italiani, nonostante la copertura stampa relativa al suo ingresso a Wall Street.
La composizione demografica degli utenti italiani dei social media
Interessante l’elaborazione di AGCOM dei dati Audiweb che permettono di comprendere le caratteristiche delle audience dei social considerati.
L’Indice mostrato in tabella se >1 indica che la quota del target che ha visitato lo specifico social è maggiore di quella calcolata sull’intera categoria Audiweb detta “Search, Portals, Communities” (comprensiva di tutti i social network, portali e motori di ricerca).
Genere: Pinterest e Snapchat si caratterizzano per una maggiore presenza di donne, rispetto al totale dei soggetti che consultano la categoria suddetta
Età: Instagram, Trumblr e Snapchat ricevono particolare attenzione da parte di un pubblico giovane (0-34 anni), rispetto agli altri social network come Linkedin, Twitter, Pinterest e Google+ seguiti in particolare dalle coorti d’età intermedia (35-54 anni)
Stato occupazionale: Google+, Linkedin, Twitter sono preferiti dagli utenti che hanno un’occupazione
Istruzione: Twitter e Linkedin sono seguiti più degli altri social media da un pubblico dotato di una laurea
In attesa dei vostri commenti vi consiglio, per non perdervi i prossimi aggiornamenti, di consultare periodicamente la pagina dell’Osservatorio Social Media per le statistiche italiane, la pagina Social Media Statistics per le straniere e di iscrivervi alla Newsletter.
Instagram cresce ed era prevedibile.
Mi chiedo,
Muove o è mosso dal comparto smartphone sempre piu attento e focalizzato alla qualità fotografica?
Alcuni fotografi prosumer scattano anche da smartphone e lo dichiarano…
Un evoluzione di tecnologia che accompagna un cambio di abitudini e passioni generalizzato che fino a qualche anno fa era non prevedibile.
Credo che questo binomio continuerà per un bel po di tempo
bella domanda, direi che sono due fattori che si sono rafforzati a vicenda 🙂
Bella raccolta di dati, grazie.
Però la fascia di età 0-35 è un segmento troppo eterogeneo. Sono popolazioni agli antipodi, potenzialmente una divisione nel mezzo a 18 anni (17.5) sarebbe ottimale per separare una buona proporzione avvaiata al lavoro e alla quasi indipendenza economica, anche se forse intorno ai 21 / 25 anni sarebbe più realistico per l’Italia.