La Cina continua a puntare sulla tecnologia per aumentare lo sviluppo interno e rivaleggiare con le altre nazioni. Si tratta di una strategia fortemente dirigista, che trova terreno fertile nella propensione all’adozione dei cittadini. E’ quello che emerge dal rapporto del South China Morning Post, ricco di dati e spunti riflessione, che provo a sintetizzare.
Utilizzo di internet e pagamenti digitali
La Cina ha superato i 900 milioni di utenti su Internet, più di USA, Russia, Messico, Germania, UK, Francia e Canada messi insieme. Eppure ancora c’è un 37% della popolazione non connessa, per cui la crescita è tutt’altro che terminata.
Due elementi raccontano più di altri il livello della propensione digitale: quasi tutti accedono a internet in mobilità (897 milioni) e, di questi, la grande maggioranza paga utilizzando i propri smartphone e app come WeChat Pay e AliPay (765 milioni). I pagamenti digitali sono un’abitudine per il 53% della popolazione cinese rispetto al 21% di quella statunitense.
L’adozione di massa del 5G
Il 2020 dovrebbe essere l’anno dell’adozione di massa del 5G in Cina. Un’infrastruttura completata del valore di 25 miliardi di dollari e un profluvio di smartphone 5G per tutte le tasche. A ciò si aggiunga che la propensione dei consumatori al passaggio di rete è al 70%, mentre negli Stati Uniti è al 42% e nel Regno Unito al 23%. Non ho il dato italiano, ma il livello di terrorismo psicologico qui è molto alto, con sindaci che bloccano le opere infrastrutturali a scopo precauzionale. Intanto, durante la pandemia, il 5G ha permesso ai medici in Beijing di collaborare con quelli a Wuhan e a decine di progettisti di lavorare a distanza per completare in tempi record due ospedali Covid.
Servizi web e Covid-19
I servizi web in Cina sono molto sviluppati, in alcuni casi più di quelli occidentali, anche perché qui l’attitudine digitale è elevatissima. Si va dal search ad avanzate app per la salute. Per ogni tipologia di servizio esiste una vivace competizione interna.
Anche qui il lockdown ha indotto un maggior consumo della rete. Sono cresciute le ore di permanenza giornaliere dalle 5,6 di marzo 2019 alle 7,2 di quest’anno. In particolare sono aumentati gli 308 milioni gli utenti delle applicazioni di produttività come DingTalk di Alibaba (usata anche da 50 milioni di studenti), WeChat Work di Tencent e Tencent Meeting.
Le app più usate sono rimaste quelle che permettono di creare video brevi come Douyin. Si stima che gli utenti siano arrivati a toccare gli 870 milioni (+16% rispetto all’anno prima).
Nel periodo è stato accelerato lo sviluppo e la sperimentazione di applicazioni innovative. Ad esempio ai cittadini è stato assegnato un QR Code personale di colore diverso a seconda dello stato di salute. Il codice, scannerizzabile velocemente dagli operatori sanitari e di polizia, rappresentava il risultato di algoritmi basati su Big Data, anche personali, come i viaggi effettuati, il tempo trascorso in zone a rischio e le relazioni con potenziali contagiati.
Interessante l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale fatto da Yitu Technology, Huawei e Alibaba per permettere una lettura più rapida delle TAC per diagnosticare il coronavirus. Una scansione, fatta di oltre 300 immagini, può essere valutata da un medico in 5-15 minuti, mentre il sistema di IA di Alibaba impiegherebbe 20 secondi.
Fenomeno Live Streaming
Il Live Streaming continua ad essere un trend importante in Cina. Nel 2020 gli utenti supereranno i 600 milioni. Le piattaforme più usate sono Douyin, Kuaishou, Taobao Live, Bilibili, Little Red Book.
In una prima fase, tra il 2012 e il 2017, questo formato è stato utilizzato soprattutto dai teenager. Nella seconda fase, dal 2017 al 2019, è emerso il “live commerce” soprattutto per beni di largo consumo e i “live di compagnìa” ossia lo streaming di momenti di ordinaria quotidianità per far compagnia agli spettatori.
Attualmente i live streaming sono usati per promuovere l’ecommerce di tutti i settori, in particolare il lusso (strano ma vero), l’immobiliare, l’automotive e il turismo. La star delle televendite online è Huang Wei, nota come Vija, che ogni notte vende i beni più disparati ai suoi 37 milioni di spettatori. Ma ci sono addirittura CEO che vendono i prodotti e i servizi delle proprie aziende.
La sfida tecnologica
La guerra commerciale con gli Stati Uniti, che va avanti da due anni, ha spinto il governo cinese ad accelerare gli interventi utili per arrivare ad un’autosufficienza tecnologica. Infatti nonostante investimenti nazionali in ricerca e sviluppo pari, e secondo alcuni superiori, a quelli degli USA, le aziende cinesi sono ancora dipendenti dall’estero per i circuiti integrati di fascia alta. Oltre a ciò si stima un ritardo di R&D tra i 5 e 10 anni rispetto agli USA.
Una soluzione potrebbe essere la produzione di “AI Chips” ossia microprocessori progettati per accelerare le operazioni di Intelligenza Artificiale, usando meno potenza. Infatti questi chip potrebbero essere prodotti anche utilizzando tecnologie e impianti più vecchi. Sono 26 i produttori cinesi di AI Chip (55 quelli in US), tra cui Alibaba, Huawei, Tsinghua University, Horizon Robotics, Cambricon.
In questa corsa alla supremazia tecnologica la Cina può contare su un ecosistema molto ricco di società di venture capital, come Sequoia Capital, Shenzhen Capital Group, IDG Capital, ma anche su aziende ben capitalizzate, come Tencent Holdings (631 miliardi), Alibaba (579 miliardi), Ant Group (privata, 200 miliardi), Meituan-Dianping (134 miliardi), ByteDance (privata, 110 miliardi).
Per approfondire questi dati vi rimando al report completo, mentre per capire il rapporto tra sviluppo e privacy dei cittadini vi consiglio il libro di Simone Pieranni “Red Mirror”: