I chatbot che abbiamo imparato a conoscere in questi anni, straordinari strumenti conversazionali, stanno cambiando pelle. Non sono più solo “cervelli” digitali confinati nella loro conoscenza, ma stanno diventando qualcosa di più: dei veri e propri agenti capaci di compiere azioni concrete nel nostro mondo digitale (anche se ancora in maniera limitata).
Nel mio ultimo video ho esplorato proprio questa evoluzione, mostrando come Anthropic e OpenAI stiano dotando i loro modelli, Claude e ChatGPT, di “mani” per agire: i cosiddetti connettori.
Cosa sono e come funzionano i connettori MCP?
Immaginate il Large Language Model come un cervello. Da solo, può pensare e formulare risposte, ma non può agire. I connettori sono gli strumenti, le “mani” appunto, che gli permettono di interagire con altre applicazioni. Anthropic ha fatto da apripista con il suo Model Context Protocol (MCP), un protocollo aperto che permette ad un client (per esempio Claude o ChatGPT) di comunicare con servizi esterni (posta, CRM, social, ecc.).
In questo modo l’utente può controllare i servizi che vuole dal box di testo di un chatbot.
Al momento Claude è il chatbot più pronto ad usare il protocollo MCP, e dunque i connettori. Sia usando la versione web, che quella desktop se ne possono attivare centinaia. Tra questi, il server MCP di Zapier è particolarmente potente perché può fare da collegamento ad oltre 7.000 applicazioni.
Scaricando Claude Desktop è anche possibile attivare funzioni per controllare il proprio computer. Ad esempio si può chiedere di effettuare una ricerca o creare una nota usando Apple Notes.
ChatGPT tra connettori e app
Anche OpenAI si sta muovendo in questa direzione. Attualmente, dall’Italia, per accedere ai connettori di ChatGPT è ancora necessario utilizzare una VPN. Una volta attivata, però, è possibile collegare Google Calendar, Gmail e altre app, inclusa Zapier.
ChatGPT sta anche sviluppando le “App”, un’integrazione ancora più profonda, ma sempre basata sul protocollo MCP. Le prime app che si possono collegare, e dunque controllare da ChatGPT, sono quelle di Booking.com, Canva, Coursera, Figma, Expedia, Spotify e Zillow.
Insomma, siamo solo all’inizio di questa trasformazione dei chatbot, ma i segnali sono chiari. Non ci resta che sperimentare fin d’ora e imparare a capire come sfruttare le nuove capacità agentive dei software di GenAI.