Gli algoritmi di Meta che regolano la distribuzione dei contenuti vengono rivisti periodicamente per migliorarne l’efficacia, un concetto che in questo caso coincide con l’obiettivo di recuperare e mostrare all’utente i contenuti che potrebbe trovare più interessanti e coinvolgenti (leggi: che lo spingano ad interagire).
Tutto andava per il meglio in una situazione di quasi monopolio, ma in questi ultimi due anni le applicazioni social di Meta hanno subito l’attacco di TikTok che ha introdotto un nuovo modello di distribuzione dei contenuti, quello che ho definito algoritmo comunista, conquistando l’attenzione di un pubblico di oltre un miliardo di persone. Così è stato necessario metter mano al motore che distribuisce i contenuti, una mossa destinata a cambiare radicalmente la nostra esperienza di utilizzo di Facebook.
Come funziona l’algoritmo di Facebook
Ogni volta che apriamo Facebook, l’algoritmo (in realtà si tratta di una serie di modelli di machine learning) fa quattro passaggi per rispondere alla domanda: quali contenuti hanno maggiori probabilità di suscitare l’interesse di questo specifico utente (operazione che fa ogni volta per gli oltre 2 miliardi di persone che aprono l’app ogni mese)?
- Inventario: il primo passaggio è recuperare tutti i post condivisi dagli amici dell’utente e delle pagine che segue.
- Segnali: la lista dei contenuti inventariati viene passata al setaccio per individuare dei segnali di interesse (centinaia di migliaia) come chi ha pubblicato la notizia e quando è stata pubblicata (un maggiore dettaglio nel post sui fattori di posizionamento)
- Previsioni: i segnali vengono utilizzati per prevedere la probabilità che l’utente ha di interagire con i post mostrati. Ad esempio:
- probabilità di un clic
- probabilità di lettura
- probabilità di un like, commento o condivisione
- probabilità che si tratti di un contenuto clickbait
- probabilità che il post rimandi ad una pagina di bassa qualità (che l’utente chiude immediatamente)
- Punteggio: tutte queste probabilità contribuiscono a generare un punteggio che viene dato ad ogni contenuto che potrebbe piacere all’utente. Quelli che ottiene il punteggio più alto verranno distribuiti nel news feed dell’utente.
Questo processo viene seguito, nel giro di pochi secondi, per per ogni contenuto e ogni persona, ogni volta che apre Facebook.
Distribuzione connessa e non connessa
La meccanica dell’algoritmo era nota da tempo, ma in questi giorni Meta ha diffuso un’informazione fondamentale per capire come ottimizzare le proprie proprie attività personali o aziendali.
Ci sono due strade che possono percorre i contenuti, due modi attraverso i quali giungono alle persone:
- Distribuzione connessa: vuol dire che i tuoi post vengono distribuiti a coloro che ti seguono (“core audience”)
- Distribuzione non connessa: quando i tuoi post sono visti da chi non ti segue, ma potrebbe essere interessato ai tuoi contenuti (secondo le inferenze dell’algoritmo). È una distribuzione che si attiva quando altri utenti condividono o ricondividono le tue notizie.
Inizialmente l’algoritmo di Facebook era stato pensato per rafforzare i legami tra persone appartenenti ad una stessa rete sociale, in particolare amici e familiari, quindi adottava esclusivamente il metodo della “distribuzione connessa”.
Ora, dopo il successo di TikTok, è stato deciso di dare sempre più peso alla “distribuzione non connessa”. Questo vuol dire che i contenuti prodotti potrebbero avere la chance di essere selezionati dall’algoritmo per una distribuzione più ampia, verso persone che non ti conoscono.
Già a luglio scorso Mark Zuckerberg aveva annunciato che i contenuti raccomandati dall’algoritmo sarebbero aumentati: “oggi circa il 15% dei contenuti del feed di una persona (un po’ di più nel caso di Instagram) è frutto delle raccomandazioni del nostro sistema di intelligenza artificiale, selezionati da persone, gruppi e account di chi non si segue. Questa percentuale sarà più del doppio alla fine di quest’anno“.
Come essere selezionati dall’algoritmo di Facebook (e Instagram)
I consigli che l’azienda offre ai creator di Facebook (ma gli stessi potrebbero valere anche per Instagram) per avere più possibilità di essere notati dall’algoritmo non sono sorprendenti, ma vale la pena tenerli presenti:
- Creare contenuti originali come per esempio video auto prodotti e streaming. O anche video che migliorano contenuti altrui con l’aggiunta di commenti in sovraimpressione, montaggi con una narrazione vocale o raccolte di clip montate per una nuova narrazione. Al contrario, viene penalizzato il caricamento di video altrui o video non originali con miglioramenti di poca importanza come l’aggiunta di loghi o musica di sottofondo (per i dettagli consulta le linee guida sull’originalità);
- Ottimizzare i contenuti per le condivisioni. Più facile a dirsi che a farsi, anche perché spesso per farlo si rischia di proporre contenuti divisivi, provocatori, che accendono gli animi, ma senza dare valore;
- Aderire alle linee guida sull’integrità che delineano i contenuti che sicuramente non vengono raccomandati dall’algoritmo come quelli sessualmente espliciti, violenti, che promuovono il fumo, concorsi o regali e tanti altri.
Mi aspetto che la pressione da parte di TikTok continuerà e, di conseguenza, il peso della cosiddetta “Distribuzione Non Connessa” aumenterà ancora, cambiando radicalmente l’esperienza su Facebook e Instagram. Il rischio è di perdere le aziende e i creator che, già oggi, vedono quasi azzerata la reach organica.
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