Esattamente tre anni or sono avevo iniziato ad intravedere una particolare categoria di opinionisti del web definita da Valdemarin blogger senza blog. Oggi probabilmente i blogger senza blog sono piu numerosi dei blogger propriamente detti semplicemente perchè il blog non è piu l’unico strumento in grado di veicolare e far emergere un’opinione; accanto ad esso Twitter, Facebook, YouTube permettono a chiunque di esprimersi dinnanzi ad un’ampia platea e di costruire una forte credibilità in rete (si pensi ad alcune “vlog star” come Will Woosh e Alice Like Audrey).
La ricchezza dell’ecosistema mediale odierno favorisce la specializzazione (es. L’uso di Twitter per brevi segnalazioni e del blog per approfondimenti) e potrebbe portare ad una selezione naturale dei migliori blog di opinione, che favorirebbe l’emersione di nuovo valore informativo, ideale compendio all’informazione professionale.
Queste alcune delle riflessioni, sulle quali mi piacerebbe avere un vostro parere, alla base della chiacchierata che Luca Tremolada ha trasposto in un pezzo per Il Sole 24 Ore Lombardia.
Ciao,
sono d’accordo, è un fenomeno in corso, d’altra parte in tutte le reti sociali coloro che sono attivi produttori di contenuto sono sempre meno numerosi di quanti invece ruotano attorno ai commenti o alla semplice fruizione.
Prendendo a riferimento la scala Social Techgraphics di Forrester (http://www.forrester.com/Groundswell/ladder.html, slide 9 per vedere tutti i tipi di profili assieme) i blogger fanno parte dei creators e sono pur sempre un’elitè che ha iniziato ad usare la tecnologia del blogging (più complessa) prima che arrivassero i social, più semplici e veloci da usare.
Oggi dunque per esprimere che cosa sto facendo e al massimo condividere un contenuto/parere ho bisogno di pochi istanti tramite Twitter o Facebook, non ha molto senso dunque mantenere un blog personale o professionale se non ho nulla di continuativo da dire.
Il fenomeno è così significativo che la stessa Forrester sta valutando di creare una nuova categoria nella sua scala, i “Conversationalists” (cfr. http://adage.com/digitalnext/article?article_id=141570).
Non a caso infine Twitter sta diventando uno dei motori di ricerca con la più rapida crescita proprio perchè dà il polso delle conversazioni delle persone comuni più dei blog (http://internetmanagerblog.com/2010/07/13/twitter-come-strumento-di-ascolto-e-ricerca/).
Ciao
Gianluigi Zarantonello