È stato pubblicato il “Digital News Report” del Reuters Institute for the Study of Journalism, utile per capire come gli abitanti di diverse nazioni apprendono le notizie. Si basa su un questionario erogato online, tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio 2020, ad un campione rappresentativo della popolazione che ha dichiarato di aver fruito di notizie nell’ultimo mese (in Italia 2015 individui). La metodologia tende a sotto rappresentare coloro che non usano la rete.
Fiducia nell’informazione
La prima cosa che mi ha colpito è che solo il 29% degli italiani (in linea con gli statunitensi e gli inglesi) dice di aver fiducia nel sistema informativo, in calo di 11 punti rispetto all’anno precedente. Percentuale che sale al 30% per le notizie che appaiono tra i risultati di un motore di ricerca e che scende al 19% quando emergono sui social media. Un aspetto che si lega anche alla bassissima propensione a pagare per informarsi (10%).
La maggioranza dei connazionali, il 65%, preferisce fonti che reputa neutrali. La testata più credibile è l’ANSA, la meno credibile Fanpage. Il 54% si dice preoccupato per cosa è reale e cosa è falso. Facebook viene indicato come luogo principale di notizie non corrette.
Le fonti informative preferite
Tra le fonti di notizie più usate (nell’ultima settimana) si assiste ad un sorpasso, seppur minimo, delle fonti online (inclusi i social) sulla televisione. Continua l’inesorabile caduta libera della carta stampata (22%).
Cresce l’uso dello smartphone tra i dispositivi di accesso all’informazione.
Tra le curiosità, mi ha sorpreso scoprire che Il 32% degli intervistati dice di aver ascoltato un podcast nell’ultimo mese.
Ma qual è il principale punto di accesso alle notizie online? Esistono dei gatekeeper rilevanti in Italia? Per capirlo mi sono fatto dare i risultati dettagliati dal Reuters Institute.
Il 27% degli italiani cita i social media, il 37% dice di usare i motori di ricerca (o per inserire il nome di un sito web specifico, 21%, o per cercare una notizia, il 16%). Solo il 18% riferisce di consultare direttamente il sito web o l’app della testata (in media negli altri paesi questo è il punto di accesso principale).
Interessante il ruolo degli aggregatori: il 23% degli italiani dice di visitare la sezione Google News o la relativa applicazione, il 19% cita i siti dei giornali, l’11% la rassegna stampa. Valori residuali per Apple News (7%) e Flipboard (4%), Reddit (3%), Snapchat (2%).
Tra i social media Facebook è di gran lunga il più utilizzato per le notizie (56%), seguito da WhatsApp (29%) e YouTube (24%). Interessante la crescita di Instagram che, pur non nascendo per questo scopo, viene citato dal 17% dei rispondenti, mentre Twitter solo dal 9%.
Per avere un quadro più ampio della fruizione dell’informazione da parte di tutti gli italiani si può far ricorso al 16° Rapporto Censis sulla Comunicazione. Le prime cinque fonti d’informazione preferite dagli italiani sono i telegiornali (59,1%), Facebook (31,4%), i motori di ricerca (20,7%) e le TV all news (19,6%), i quotidiani cartacei (17,5%).
Per i 14-29enni la classifica prevede i telegiornali (40,4%), Facebook (34,4%), i motori di ricerca (26,8%), YouTube (20,8%) e i siti web d’informazione (16,1%).
Da tutti questi dati emerge con forza l’idea di un’informazione percepita, soprattutto dalle giovani generazioni, come slegata dalla testata giornalistica. Un elemento di enorme problematicità per le redazioni che fanno ancora fatica a far percepire la loro importanza e a costruire un proprio brand all’interno dei social media. Social, come evidenziavo già nel lontano 2012 presentando un report al Festival del Giornalismo, sempre usati come discarica di link più che come luogo di costruzione di comunità e identità.
Per altri approfondimenti sul rapporto Reuters vi consiglio la lettura di DataMediaHub.
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