Cosa sono i social media decentralizzati

Nell’ultimo anno si è andata diffondendo l’idea che i social media stiano agonizzando e che necessitino di un rinnovamento. La causa di tutto sarebbe la loro natura centralizzata che non darebbe agli utenti il controllo sui dati (identità) e sui contenuti prodotti. La soluzione prospettata sarebbe la decentralizzazione. Una rete decentralizzata è una rete che non dipende da server di proprietà di una singola azienda. Ma questa decentralizzazione, nella realtà, può assumere almeno due forme a seconda dei protocolli che utilizza per la sua progettazione: le reti federate e le reti peer to peer.

reti centralizzate, decentralizzate, distribuite

Reti Federate

I social media che conosciamo operano su una struttura centralizzata client-server. Ciò vuol dire che ogni interazione che compiamo, quando carichiamo una foto o lasciamo un commento, viene elaborata dal server dell’azienda proprietaria del servizio. Anche le reti federate usano una struttura client-server, ma qui i server sono gestiti da utenti che, grazie a specifici protocolli, riescono a comunicare e ad amplificare il proprio raggio di azione. Qualcosa di simile accade con i server di posta che comunicano grazie a protocolli standard (IMAP, POP3, SMTP) che ci consentono di scambiare email con destinatari che usano servizi di posta diversi, purché se ne conosca l’indirizzo.

I protocolli federati più usati sono:

  • Matrix è un protocollo pensato per le chat, sviluppato dall’azienda New Vector. Al momento ha oltre 11 milioni di utenti che sono in grado di usare diversi client per chattare tra di loro, tra cui Element, Cinny, FluffyChat.
  • ActivityPub è un protocollo federato che abilita una serie di funzioni tipiche dei social media attraverso delle API. Ogni server che implementa questo protocollo sarà in grado di comunicare con gli altri nodi della rete. Di seguito alcuni tra i più usati social media basati su ActivityPub.

Social Media Federati

  • Mastodon è un social network asimmetrico che ha un’interfaccia e delle funzioni molto simili a Twitter. È il progetto più popolare del Fediverso, con oltre 7.000.000 di utenti registrati. Ne ho parlato in dettaglio in questo post.
  • Diaspora è il più vecchio social network decentralizzato. Fu lanciato nel 2010 come l’anti Facebook, ma il suoi utenti sono poco più di 400.000. I server su cui si appoggia sono chiamati “pod” (spora). Su Diaspora l’utente può organizzare i suoi contatti in gruppi e scegliere a chi destinare i messaggi.
  • PeerTube è un’alternativa decentralizzata a YouTube. Serve a condividere video online tra reti federate. Non ha algoritmi di visibilità, né pubblicità. Ha poco più di 387.000 utenti registrati.
  • Pixelfed è un’alternativa decentralizzata a Instagram. Ha un feed cronologico, senza algoritmi. Ha anche una serie di filtri applicabili alle foto. Non ha pubblicità. La sua utenza si aggira attorno ai 120.000 account registrati.
Pixelfed
Pixelfed

Pro e contro delle reti federate

Le reti federate danno agli utenti alcune libertà che le reti centralizzate non offrono. Possono scegliere il server (istanza) più adatto alle proprie esigenze (perché se ne condividono le regole) e anche il client che vogliono utilizzare. In più, possono spostare il proprio account da un server ad un altro, portando con sé i propri dati.

Il rovescio della medaglia è che la gestione economica e tecnica dei server è affidata ai singoli che sono meno strutturati di un’azienda e hanno meno disponibilità economiche per sostenere la manutenzione e la scalabilità al crescere degli utenti iscritti (si reggono con donazioni).
Anche la moderazione è affidata ai singoli amministratori che decidono autonomamente cosa censurare. Allo stesso modo la protezione della privacy è nelle mani di un unico soggetto e quindi bisogna fidarsi di lui (nelle aziende solitamente ci sono più livelli di controllo, anche se non infallibili).

Reti Peer To Peer

Nelle reti peer to peer i nodi (rappresentati dai dispositivi degli utenti) sono collegati tra loro attraverso protocolli P2P. Sono tutti uguali funzionalmente, nel senso che possono richiedere dati e rispondere alle richieste degli altri nodi. Questa architettura offre il massimo controllo all’utente, ma richiede anche più responsabilità.

I protocolli più usati sono:

  • SSB (Secure ScuttleButt) è un protocollo progettato per il social sharing. Ogni utente possiede un paio di chiavi (pubblica e privata) che vengono usate per firmare i post e verificare la loro autenticità. Ogni post viene legato a quello precedente e quindi non c’è possibilità di cancellarlo o editarlo. Quando si inizia a seguire un utente, si inizia anche a conservare e sincronizzare i suoi post. Un applicazione ssb condivide costantemente dati con altri nodi in background, mentre viene utilizzata.
  • Aether è un protocollo p2p per social stile Reddit. La struttura dei dati è diversa (si chiama DAG directed-acyclic graph) e rende possibile editare e cancellare post.

Social Media Peer To Peer

  • Patchwork è un social P2P basato su SSB, pensato per i principianti.
  • Manyverse è un social network P2P basato su SSB, multipiattaforma. Simile a Facebook, ma tutti i dati prodotti e ricevuti rimangono sul dispositivo.
  • Aether, che usa l’omonimo protocollo, è un social pensato per la gestione di community. I messaggi possono essere modificati dall’utente e rimangono conservati per 6 mesi. I post possono essere moderati e cancellati dagli amministratori, ma alla luce del sole (“tutti possono controllare i controllori”). Un meccanismo interessante è quello che permette alle comunità di votare per cambiare le decisioni dell’amministratore.
Manyverse
Manyverse

Pro e contro delle reti P2P

Le reti P2p danno il massimo controllo su dati e gestione dell’identità. Lo strato dei dati è funzionalmente separato dallo strato applicativo, così che l’utente possa passare da un app client ad un’altra senza perdere post e connessioni. Tutti gli account sono muniti di un paio di chiavi crittografiche e così i messaggi vengono criptati end to end.
La capacità di una rete p2p scala naturalmente in base alla domanda: ogni nuovo utente porta con se una risorsa di rete. Queste reti sono anche resistenti rispetto ad attacchi e censure.

Il lato negativo di questo controllo massimo è che la responsabilità è demandata al singolo utente/nodo. Per esempio, in caso di dimenticanza della password nessun servizio centrale potrà venirci in aiuto. Anche la conservazione dei contenuti di tutti è affidata ai singoli nodi.
Lo scambio dei dati tra i nodi può consumare molte risorse del device dell’utente e rendere la rete lenta. La moderazione, poi, mi sembra impossibile quando tutti possono moderare tutto.
Infine, anche qui, come per i social federati, c’è un tema legato all’usabilità che tiene alla larga la maggior parte delle persone.

Cosa ne pensate? Avete esperienze con social di questo tipo? Avranno un futuro?

✉️ Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla mia newsletter gratuita!
0 replies on “Cosa sono i social media decentralizzati”