Possibili approcci all’utilizzo dell’IA generativa

Negli ultimi mesi ho osservato con attenzione il tipo di approccio che stanno avendo le persone all’uso degli strumenti di intelligenza artificiale generativa. L’ho fatto attraverso la lettura di paper scientifici sull’argomento e l’interlocuzione con i professionisti che incontro durante i miei corsi e le mie consulenze.

Vi propongo una classificazione dell’approccio all’IA basata su due variabili: l’evoluzione tecnologica (iniziale, intermedia, matura) e la propensione personale al cambiamento (bassa, media, alta). Dall’incrocio di queste due variabili emergono diverse tipologie di utenti.

tipologia di approcci all'utilizzo dell'intelligenza artificiale da parte delle persone
  1. Nella prima fase di evoluzione delle tecnologie di IA generativa, è possibile osservare due tipologie principali di persone:
    • quelle che potremmo definire pigri nel senso di avversi al cambiamento. Attribuiscono a queste tecnologie una bassa utilità e alta difficoltà d’uso (Fred Davis, Perceived Usefulness, Perceived Ease of Use, and User Acceptance of Information Technology in MIS Quarterly, 1989). Per loro il cambiamento porta più oneri (costo di apprendimento) che vantaggi, per cui eviteranno l’uso dei nuovi strumenti convincendosi che si tratti di una moda passeggera  
    • i primi adottanti, invece, tenderanno a sperimentare i nuovi strumenti, perché affascinati dalla novità (Everett Rogers, Diffusion of Innovations, Free Press 2003). L’uso è occasionale, senza una chiara idea di come integrarli nella pratica quotidiana.
  2. Successivamente quando gli strumenti di GenAI diventano più maturi, è possibile osservare tre tipologie di utenti:
    • i pigri che rimarranno sordi rispetto alle novità del mercato
    • gli sperimentatori ritardatari che riterranno opportuno iniziare una fase di sperimentazione, visto che gli strumenti sono più maturi rispetto al passato  
    • gli adottanti selettivi che, dopo aver sperimentato gli strumenti esistenti, avranno individuato quelli più utili a svolgere alcuni specifici task lavorativi (es. chiedono ad un chatbot di scrivere un articolo su un certo tema). Essi, però, mantengono un confine ben preciso tra lavori che fanno svolgere alla macchina/software e quelli destinati alla propria attività intellettiva. Sono quelli che un recente studio di Harvard Business School e BCG ha definito “Centauri” perché adottano una chiara divisione del lavoro, tra attività che possono svolgere meglio le macchine e quelle che invece possono fare solo gli umani. 
  1. Infine, quando gli strumenti di GenAI raggiungono una fase di maturità, è possibile osservare quattro tipologie di soggetti:
    • i pigri che rischiano di essere emarginati da un mercato delle professioni sempre più competitivo, che si sarà livellato verso l’alto
    • gli sperimentatori ritardatari che, a rischio di essere emarginati dal mercato, proveranno ad accelerare la loro adozione degli strumenti di GenAI
    • gli adottanti selettivi che continueranno ad utilizzare i tool soltanto per scopi limitati e specifici task 
    • gli adottanti sistematici che imparano a capire come sfruttare i nuovi strumenti di GenAI in maniera stabile nel proprio workflow lavorativo. Sono quelli che lo studio suddetto definisce come “Cyborg” perché usano i software come compagni di lavoro. Possono usarli stabilmente per il completamento di task specifici fino ad arrivare a lavorarci in tandem, vale a dire ad integrarli nel proprio flusso di lavoro. Diventano, così, risorse essenziali per svolgere un compito attraverso continue interazioni uomo-macchina. Ad esempio, anziché chiedere di scrivere un articolo ad un chatbot, preferiscono iniziare una collaborazione interattiva: forniscono un’idea iniziale, chiedono di confutarla o migliorarla, poi su quella base aggiungono delle integrazioni, chiedono ulteriori feedback e così via, fino ad arrivare al testo finale.  
       

Questa mia classificazione è solo uno dei modi possibili per studiare l’adozione degli strumenti di GenAI da diverse categorie di persone. Spero possa essere utile a scopo di assessment, per capire in che stadio si è attualmente e programmare i successivi passi evolutivi (che non possono prescindere da una adeguata formazione).
Queste tecnologie stanno maturando ad una velocità incredibile per cui diventa importante interrogarsi subito su come affrontare il cambiamento, prima che il cambiamento si occupi di noi. 

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